“Com'è la poesia?”, di Bianca Stone
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“Com'è la poesia?”, di Bianca Stone

Jul 30, 2023

Di Bianca Pietra

Letto dall'autore.

I poeti suonano la tarantella invernale, facendo l'amore a mezzanotte su un letto di ferro bianco come uno scheletro di cane, distinguendo il momento essenziale da quello non essenziale, condiviso tra comuni pazzi, e urlando per un uccello su un melo finché non si deve scrivere un'elegia per resuscitare la relazione: coloro che guardano verso la fauna selvatica impoverita dei quartieri con tragico piacere, nel vederci in qualche modo scomparire intorno a noi stessi.

Una volta, a New York, anni fa, finalmente arrivò il tecnico di Internet. Il suo apprendista adolescente stava nel mio soggiorno leggendo un libro di Tranströmer. Ha detto che sembrava piuttosto bello e voleva sapere cosa fosse. "Poesia", dissi. "Com'è la poesia?" chiese. E l'insidiosa inadeguatezza con cui ci si ritrova a spiegare in poche parole vaghe e carenti qualcosa con polmoni e senza volto, l'immortale mostro del linguaggio che perseguiti e insegui, che è lo stato originale del linguaggio a cui stai cercando di tornare dall'interno - la poesia, i cui rari geni hanno un sapore agrodolce. esplosione suicida sulla lingua, avvertita casualmente durante pasti lunghi e noiosi; pluripremiato e già dimenticato. Tutta l'emozione dei frammenti inanalizzabili. Tutta la resa e le detonazioni di precisione e sconsiderata intuizione e riferimento alla saggezza nascosta e alle lattine di Coca-Cola - conversazioni attraverso il tempo, e scivolamenti nella verità, e oscurità del pensiero del tutto beata, la forma stessa nelle sue migliori stringhe di sogni nella vita da sveglio, sovrapposte come abiti inosservati: le parole quella quiete canora, il silenzio bramato dai banditori perpetui - quello che non è il racconto di un evento ma esso stesso un evento -

"Sai cosa? Prendi il libro e basta", dissi alla fine, mettendoglielo tra le mani.

"GRAZIE!" disse, e lo portò via, sorridendo leggermente.

Ma più tardi, con la neve in testa e un tuono sulla palpebra destra. . . Ero preoccupato, come lo ero allora pericolosamente, per cose oscure, ancora non dette: mi spaventava: quel lucente libro in bianco e nero che svolazzava per New York City nel retro di un furgone della Time Warner Cable, in attesa di essere aperto, in attesa di tormentarlo. , pensando che ciò gli avrebbe cambiato la vita.